Diversi progetti sono stati lanciati, alcuni dei quali hanno fornito risultati soddisfacenti. I Paesi coinvolti sono per lo più esteri, tra cui Islanda, Spagna, Nuova Zelanda, Giappone; di recente, per esempio, il Comune di Valencia ha lanciato una sperimentazione riducendo l’orario di lavoro a 32 ore settimanali e togliendo il lunedì. In Italia, per la verità, si è ancora un po’ scettici. Stiamo parlando della settimana lavorativa di 4 giorni – definita anche “settimana corta” – adottata in maniera sperimentale da alcune aziende. L’obiettivo è andare incontro a un maggiore bilanciamento tra vita privata e lavoro delle persone.  

Di recente il Comune di Valencia ha lanciato una sperimentazione riducendo l’orario di lavoro a 32 ore settimanali. In Italia questa nuova concezione è ancora limitata, anche se è comunque una tendenza in atto: per fare qualche esempio, il Gruppo Bancario Intesa San Paolo è stato il pioniere. Infatti, l’ha implementata a parità di stipendio, ma con un aumento a 9 ore quotidiane per i giorni lavorativi, senza obbligo di giorno fisso. Ad avvicinarsi al modello è stata anche Lavazza, che nel nuovo contratto integrativo prevede la possibilità di accorciare la giornata lavorativa al venerdì. Lo stipendio rimane lo stesso, consentendo così a lavoratori e lavoratrici di godere del ‘weekend lungo’. 

Verso forme di autonomia e responsabilità

Dopo lo scoppio della pandemia da covid-19, infatti, molte persone hanno rivisto le proprie priorità. E si si sono rese conto che il lavoro da remoto – per determinate mansioni e settori – si può svolgere. Oggi si gode di modelli flessibili, accanto a una concezione del lavoro che muta verso forme di autonomia e fiducia.

In parallelo, però, si diffondono fenomeni legati a un attaccamento disfunzionale al lavoro. Da un po’ di tempo, per esempio, si sente parlare di workaholism, la dipendenza eccessiva dalla propria professione che spinge le persone a porre in secondo piano la vita privata.

Un altro fenomeno è quello del burnout l’esaurimento che deriva da condizioni lavorative squilibrate. Secondo l’indagine di ottobre 2022 dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Osha) OSH Pulse – Sicurezza e salute sul lavoro dopo la pandemia, quasi la metà degli intervistati (46 %) ha dichiarato di essere esposta a una forte pressione del tempo o a un sovraccarico di lavoro.  Per questi motivi è consigliato svolgere una valutazione dello stress lavoro correlato, riconoscerne le cause e i rischi per agire per tempo o per prevenirlo.

Settimana corta: aumento delle entrate e riduzione dell’assenteismo

La settimana corta, tuttavia, sembra aver agito positivamente in questo scenario. Da alcune ricerche è emerso che lavoratori e lavoratrici hanno effettivamente riscontrato un miglioramento nel benessere e nell’umore. Le conseguenze, a questo proposito, ricadono sulle performance: minori livelli di stress, aumento della produttività, più tempo da dedicare alla famiglia o alle proprie passioni.  

Ma quindi si lavora meno o si lavora meglio? La risposta sembra essere sì a entrambe le domande. A confermarlo sono i risultati emersi dalla sperimentazione promossa dall’organizzazione no profit 4 Day Week Global, che ha messo in atto un programma pilota pionieristico. A questo proposito, ha coinvolto più di 30 aziende e quasi 1.000 lavoratori e lavoratrici in Paesi tra cui Stati Uniti, Irlanda e Australia. Le aziende che hanno concesso al proprio personale un giorno di ferie extra alla settimana, senza alcuna riduzione della retribuzione, hanno riscontrato un aumento delle entrate, una riduzione dell’assenteismo e delle dimissioni. I lavoratori si sentivano meno stressati ed esausti e riportavano tassi più elevati di soddisfazione della vita. 

Come migliorare il benessere?

Le aziende hanno valutato la prova con un punteggio di 9,0 su 10, esprimendo estrema soddisfazione per la produttività e le prestazioni complessive. Le entrate sono aumentate di oltre un punto percentuale ogni mese, con un aumento totale dell’8% durante il periodo di prova.  

Anche i dipendenti hanno valutato positivamente il progetto pilota. Il 97% ha affermato di voler continuare con una settimana di 4 giorni. Alla domanda sul valore monetario del loro giorno libero in più, il 70% ha affermato che il loro prossimo lavoro dovrebbe offrire tra il 10 e il 50% in più di retribuzione per tornare a un programma di cinque giorni. 

È anche vero che la fattibilità della settimana di 4 giorni dal punto di vista della normativa in Italia è, a oggi, problematica. I rapporti di lavoro, infatti, sono ancora regolamentati a ore. Tuttavia, indipendentemente dalla modalità che un’azienda o le Risorse Umane preferiscono adottare, si va nella direzione di forme di flessibilità e modelli alternativi, che pongono l’attenzione a una dimensione di benessere per le persone. Quello di lavorare un giorno in meno è soltanto un esempio: diversi processi possono essere messi in atto per rivalutare il work-life balance, che, come si è visto, ha impatti positivi anche sulle performance. 

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